
Per i Giovani una comunità operosa e salda
Si è conclusa la XXXIV Giornata Mondiale della Gioventù: pur nel cambiamento delle generazioni e del contesto ecclesiale, la GMG rimane un’iniziativa che suscita interesse, fa emergere la narrazione contagiosa di educatori, sacerdoti e genitori che hanno vissuto già diversi raduni, permette a giovani diversi, come è accaduto sabato notte con quasi mille ragazzi al Divino Amore, di ritrovarsi in una esperienza di genuina fraternità! Ma quale la consegna di Panama 2019? Negli ultimi anni mi pare che si stia imponendo una nuova fisionomia di raduni con il protagonismo dei ragazzi. All’inizio si trattava di appuntamenti straordinari che facevano venire alla luce una pastorale giovanile più compatta, numericamente più sostanziosa e quindi quasi capace di fondare se stessa, luogo con tutte le caratteristiche di grande impatto sull’opinione pubblica. Chi non ricorda i dibatitti che anche a livello culturale e filosofico hanno accompagnato il bellissimo appuntamento romano a Tor Vergata nell’Anno Santo del 2000? Nel guardare ai ragazzi “ con gli occhi fissi su Gesù” nella notte di Panama e le immagini che provenivano dal satellite, ho percepito che quest’evento non è più solo dei giovani. Papa Francesco, con la sua audacia comunicativa, dopo pochi minuti dall’inizio del suo intervento ha subito rivolto l’attenzione dai ragazzi agli adulti, mettendoli davanti ad una domanda: “quali radici vi stiamo dando?, quali basi per costruirvi come persone vi stiamo offrendo?”Mentre il Papa pronunciava quelle parole la GMG di Panama stava trasformando l’evento in una sana provocazione per la comunità. Questa, infatti, fatta di nonni, genitori, pastori, consacrati, educatori è entrata con fermezza decisa in quella GMG: da noi dipende la capacità dei nostri figli di sognare il futuro! Non si torna così da una GMG contenti di aver radunato tanti ragazzi; si torna a casa con una provocazione sana, urgente ed indelegabile per la comunità cristiana. Non sono i giovani il soggetto vero della pastorale giovanile, ma lo è la comunità! Fino a quando non avverrà questo passaggio, la pastorale giovanile non avrà futuro. E’ una comunità che genera figli ed è tale contesto generativo lo spazio reale di una vera cura per i ragazzi. Nell’incontrare giovani educatori di adolescenti delle nostre parrocchie mi rendo sempre più conto che per rigenerare la pastorale giovanile i ragazzi devono essere nelle mani operose e ferme di una comunità più grande: sempre , ha aggiunto il Papa, si può cominciare di nuovo quando c’è una comunità, il calore di una casa dove mettere radici. In contesti di casa maturano allora “sì” genuini, maturi dove i ragazzi trovano coraggio per dire con Maria, icona delle giornate panamensi, “avvenga per me secondo la tua Parola”. Non c’è più spazio per attendere, oggi è urgente che quel progetto avvenga, acquisti dimensione di carne, di vissuto impregnato di Vangelo. I volti dei ragazzi di sabato notte sembravano tenderci la mano e osare la domanda: aiutami a dare carne alla mia vocazione, per essere vivo e sveglio. Panama ha ricordato ai ragazzi che sono l’adesso di Dio e noi adulti, per amare i nostri giovani, non abbiamo che oggi!
Don Antonio Magnotta