Intercettare le domande dei nostri ragazzi significa di fatto entrare in sintonia con il loro cuore, con le loro emozioni, con i loro sorrisi e le loro lacrime, la loro esuberanza e la loro timidezza e dunque toccare con mano la loro umanità, percepire il grido vero, autentico che ciascuno di loro ha nel cuore: «ho voglia di vivere e di vivere alla grande!».
Si apre per noi l’onore impagabile di accompagnarli, di stare accanto, di prenderli per mano e sentire il fascino e la sfida di formare l’uomo, di dare sostanza all’umanità, perché questa non rimanga anonima, superficiale, senza risposta, senza identità.
I ragazzi ci chiedono: aiutateci a diventare uomini!
Cosa vuol dire, in fondo, formare l’uomo? Significa fare in modo che l’umanità di ognuno dei nostri ragazzi possa esprimersi, senza tentennamenti, senza forse, senza ritardi.
È una missione che non ammette deleghe; ci sentiamo coinvolti come comunità cristiana in prima persona: la Chiesa avverte l’urgente sollecitudine di sostenere l’esercizio dell’umanità dei nostri ragazzi. Ci accorgiamo così che siamo in fondo chiamati a rendere visibile il munus sacerdotale che ogni ragazzo ha ricevuto fin dal Battesimo. Essere sacerdoti vuol dire dare pienezza alla propria umanità e ripresentare il Volto festoso di Cristo Sacerdote.
Vivere il sacerdozio battesimale vuol dire, in effetti, vivere in pienezza, alla grande; vuol dire dare sostanza alla propria identità, vuol dire non sciupare la vita ma sapersi mettere in gioco sapendo chi si è e cosa si è chiamati ad essere.
Il Servizio Diocesano presenta la terza raccolta di schede (dopo quelle sulla regalità e sulla profezia) per organizzare degli incontri feriali per i nostri gruppi e accompagnare i ragazzi a prendere consapevolezza, a loro misura, del Battesimo. L’itinerario è diviso in tre parti dove nella prima si offre una indispensabile base fondativa che tenta di chiarire cosa vuol dire essere sacerdote per un ragazzo e le altre due parti entrano in due ambiti essenziali (la famiglia e gli affetti) come luoghi indispensabili dove esercitare nel concreto il proprio munus sacerdotale. Ogni parte si compone di un modulo biblico, esperienziale, multimediale, culturale-artistico-magisteriale, missionario e liturgico-celebrativo, offrendo del materiale che va poi organizzato nella fase di programmazione e che cerca di essere più che una risorsa già pronta, una provocazione per cercare la via migliore per il proprio gruppo di ragazzi e che, richiede lucida rielaborazione dal gruppo educatori.
“Vogliono essere protagonisti: diamo loro spazio perché siano protagonisti, orientandoli – ovviamente – e dando loro gli strumenti per sviluppare tutta questa crescita. Per questo ritengo che l’integrazione armonica dei diversi saperi – della mente, del cuore e delle mani – li aiuterà a costruire la loro personalità. Spesso pensiamo che l’educazione sia impartire conoscenze e lungo il cammino lasciamo degli analfabeti emotivi e ragazzi con tanti progetti incompiuti perché non hanno trovato chi insegnasse loro a “fare”. Abbiamo concentrato l’educazione nel cervello trascurando il cuore e le mani” (Papa Francesco al Convegno della Diocesi di Roma, 19 Giugno 2017) .
Le parole del nostro Vescovo mi sembrano la via da percorrere perché i nostri ragazzi esercitino con entusiasmo pieno il sacerdozio ricevuto fin dal Battesimo, per essere uomini, sacerdoti con la mente, con il cuore, con le mani.